Di Admin - Mon, 21 Dec 2020 08:28

La cisti sacrococcigea o "sinus pilonidalis" è un'affezione comune che interessa la popolazione di entrambi i sessi. Si tratta di una cisti, normalmente ripiena di peli (da li il nome latino "sinus pilonidalis"), che si trova in regione sacrococcigea, più spesso interglutea.E' causa frequente di dolore e suppurazione (fuoriuscita di pus) in tale sede.
Tale patologia, nella maggior parte dei casi asintomatica, si manifesta quando avviene l'infiammazione della cisti. Questo comporta intenso dolore in sede sacrococcigea, arrossamenti, rigonfiamenti (tumefazione) e spesso la fistolizzazione all'esterno con secrezione di materiale purulento (rottura della cisti).
Il trattamento definitivo è chirurgico (asportazione della cisti e delle eventuali fistole) e la sua gestione dipende da molte variabili:
1) Se la cisti è stata diagnosticata in fase molto precoce, è possibile eseguire un intervento "di minima", cioe asportazione della cisti ed eventuale fistola, con piccola cicatrice ed effetto estetico post-operatorio ottimale
2) Se avviene la suppurazione della cisti (dolore e rigonfiamento con infiammazione), prima dell'intervento è necessario risolvere l'infiammazione e l'infezione, spesso mediante drenaggio chirurgico, e successiva asportazione delle cisti e fistole.
Da ciò si evince l'importanza di una diagnosi quanto più precoce possibile: benchè si tratti di una patologia benigna, i ripetuti episodi di infiammazione e risoluzione aumentano il numero di possibili complicanze locali, incluse le fistolizzazioni del sottocutaneo, che possono comportare delle recidive post-operatorie ed interventi chirurgici maggiormente demolitivi.
Benchè il trattamento chirurgico della cisti sacro-coccigea sia ben
codificato, alcuni chirurghi preferiscono trattare questa patologia con
grossi tagli, lasciando aperta la ferita condannando il paziente a
lunghe settimane di medicazioni domiciliari o ambulatoriali.
Personalmente NON concordo con questa condotta per tutti i pazienti indiscriminatamente, attuando quella che,
oramai da decenni, si è imposta come metodica di riferimento, cioè la
tecnica chiusa. Questa tecnica prevede l'asportazione di tutto il tessuto malato e la chiusura della ferita chirurgica, senza necessità di medicazioni successive.
L'intervento può essere eseguito in day surgery (si entra la mattina e si esce la sera o il giorno dopo), in anestesia spinale, non necessita di drenaggio o catetere vescicale, e la rimozione dei punti avviene dopo 10-15 giorni ambulatorialmente. Come scritto precedentemente, la tecnica chiusa, che adotto da sempre con ottimi risultati, non lascia la ferita aperta e non necessità di medicazioni post-operatorie, permettendo al paziente un rapido ritorno alle attività quotidiane e lavorative.
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